Fonte: Elaborazioni su dati Istat e Banca d'Italia
Le retribuzioni lorde per dipendente nel terzo trimestre
del 2013 sono aumentate dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2012. Ma il
calo dei dipendenti del 2,1% riduce le retribuzioni complessive dello 0,5%.
Se si tiene conto che il deflatore dei consumi è aumentato dell’1,3%, le retribuzioni reali
complessive scendono dell’1,8%.
I redditi da capitale e impresa ai valori correnti sono scesi dello 0,5%, segnando il settimo calo consecutivo annuale. Le
prestazioni sociali pubbliche sono invece aumentate del 2,5%, risentendo anche dell'invecchiamento della popolazione.
Nel complesso, il reddito lordo delle famiglie aumenta ai
valori correnti dello 0,4%. Depurato della crescita dei prezzi si traduce in un
calo dello 0,9%. Rispetto al 2007, i redditi reali delle famiglie sono caduti
del 10,4%, assai più del calo del pil (-8,5).
La propensione al consumo nell’anno terminante a
settembre 2013 è scesa di quasi un punto (dall’88,1 all’87,2%). Il risparmio è
così potuto crescere dell’8,7% e commisurarsi al 12,8% del reddito lordo delle
famiglie.
Gli investimenti delle famiglie, prevalentemente
abitazioni, cadono per il decimo trimestre consecutivo nel confronto annuo. Nel
terzo trimestre del 2013 il calo è stato del 3,5%. Rispetto al 2007
l’acquisizione del patrimonio immobiliare è crollata del 17% e si approssima a
chiudere il gap nei confronti del risparmio generato dalle famiglie che si era
aperto a partire dal 2010.
Nel 2010 gli investimenti immobiliari delle famiglie, per
quanto già in calo rispetto al 2007, furono sostenuti dal facile accesso
all’indebitamento, che passò da poco più del 40% del reddito delle famiglie ad
oltre il 50 ed ora è stabile sul 55% dal 2011. Il servizio del debito (rata capitale + interessi) sui
prestiti bancari assorbe circa l’8% del reddito lordo delle famiglie.
Il risparmio indirizzato agli
investimenti immobiliari ha determinato un crollo dell’accumulo delle attività
finanziarie, comprendendo in questa definizione anche le disponibilità liquide. A metà 2010, le risorse
disponibili per gli impieghi finanziari si erano ridotte al 35% di quelle destinate
a tale scopo nel 2007. Venuta meno la propensione all’investimento immobiliare,
le risorse per le attività finanziarie sono risalite al 75% di quelle che erano all’uopo finalizzate nel 2007.