Fonte: Elaborazioni su dati Istat
In base alle rilevazioni trimestrali dell’Istat, gli
occupati sarebbero cresciuti nel corso degli ultimi dodici mesi terminanti a marzo
2016 di 243 mila unità, grazie esclusivamente alla crescita dei dipendenti,
dato che i lavoratori autonomi sarebbero diminuiti di oltre 100 mila.
A loro volta i 344 mila dipendenti in più sarebbero stati assunti tutti a tempo indeterminato, dato che solo 3 mila hanno dovuto accettare contratti a termine. Quest’ultimi sono oltre il 12,7% dei
dipendenti (12,9 nel primo trimestre 2015).
Tuttavia, su 341 mila assunzioni nette a tempo
indeterminato, ben 180 mila sarebbero part time.
Negli ultimi dodici mesi calano i lavoratori in cassa integrazione, sia pure solo di 4 mila unità (-1,2%). Rispetto al totale dei dipendenti a tempo indeterminato sono il 2,3%.
L’area del lavoro precario estensivamente intesa, ossia
quelli con contratto a tempo determinato, i lavoratori part-time e quelli in cassa integrazione, coinvolge quasi 5,3 milioni di persone, pari al 31% dei dipendenti (30,5 nel primo trimestre
2015)
I disoccupati ufficialmente censiti dall’Istat sarebbero
poco meno di 3,1 milioni, in calo rispetto ad un anno prima di 215 mila unità.
Il tasso di disoccupazione nello stesso
arco temporale scende dal 13 al 12,1%.
Tuttavia occorre considerare anche coloro che hanno
rinunciato a cercare attivamente un’occupazione ma sono disponibili a lavorare,
qualora ve ne fosse l’opportunità. Parliamo di altre 3,6 milioni di persone che, insieme ai cassintegrati, conducono ad un tasso di disoccupazione effettivo del 24,2% (il doppio di quello ufficiale). Rispetto ad un anno prima abbiamo
una diminuzione di 1,4 punti percentuali. Una buona notizia, ma non si può
dimenticare che vi sono comunque 7 milioni di persone che non hanno un lavoro e
dipendono dal sostegno pubblico o dall’aiuto di parenti e amici.